La moda sostenibile è di tendenza. La moda sostenibile rispetta l’ambiente e la società generando danni minimi se non nulli; la fast fashion ormai non è più un trend, lo sono la moda vintage e fare shopping al mercatino. Secondo il rapporto del marketplace ThredUp, l’usato e la moda vintage supereranno entro il 2029 il valore del mercato del fast fashion.
Se una volta acquistare abbigliamento, scarpe e accessori al mercato era considerato da sfigati, ora fare shopping al mercato rionale è trendy. I social come Tiktok e Instagram sono un buon mezzo per vedere in che direzione si sta andando, e ultimamente i video haul sugli acquisti fatti al mercato, per lo più moda vintage, ricevono parecchi consensi e migliaia di visualizzazioni.
In molti mercati si possono fare dei veri e propri affari: scarpe, accessori e abiti di firme prestigiose, probabilmente provenienti dai magazzini dove i brand abbandonano i fine serie e gli invenduti.
I buoni affari si fanno di mattina prestissimo, ma le ragazze si svegliano più che volentieri se hanno l’occasione di portare a casa tre o quattro borse piene di abiti spendendo 20/30 euro.
La cosa più interessante però è che lo shopping al mercato, oltre ad essere molto conveniente, stimola la creatività ed è green, argomento molto sentito soprattutto negli ultimi anni.
Il vintage e lo scambio
Credo che l’esperienza della pandemia prima e la crisi economica poi, ci abbiano cambiato in molti modi. Probabilmente si è fatta di necessità virtù, ma in ogni caso uno dei cambiamenti più evidenti è la necessità di uscire dal gregge per avere uno stile molto più personale. Il look e la scelta dei colori fa parte della comunicazione non verbale; uno dei modi migliori per esprimere il proprio essere è, quindi, l’abbigliamento.
Al di là della crisi economica, con il fast fashion è difficile avere uno stile personale, cosa che invece si può creare riciclando, adattando, modificando quello che già è negli armadi o cercando fra le bancarelle del mercato.
L’imperativo ora è distinguersi dalla massa.
«Il vintage è unicità: a differenza del fast fashion, non rischi di uscire e trovare una ragazza che indossa il tuo stesso capo»
Sara Tuccori di sillabecollection.com
L’interesse per la moda vintage ha portato alla crescita degli swap party e i gruppi di scambio sui social.
Lo swap party è di fatto un evento dove è possibile scambiarsi capi d’abbigliamento e accessori di vario genere, l’importante è che siano in ottimo stato. Il nome deriva dal termine inglese to swap, che significa appunto scambiare. Non si usa denaro per nessun motivo, è un baratto dove si possono scambiare prodotti anche di diversa natura ma dal valore simile.
Gli swap party non si limitano ai capi di abbigliamento e agli accessori moda, si possono fare a cambio anche oggetti per la casa e abiti per bambini (baby swap party).
Shopping al mercatino: risparmio e sensibilità ambientale
Sicuramente al mercato si risparmia molto e i capi vintage sono di qualità migliore rispetto a quelli fast fashion, ma c’è anche un altro motivo da prendere in considerazione: la crescente sensibilità ambientale ci ha fatto comprendere quanto sia più “sano” per noi e il pianeta ridare vita ad oggetti e abiti di qualche anno fa. Fare shopping al mercatino o direttamente nell’armadio della nonna modaiola, acquistare nei siti vintage o scambiarseli fra amiche o nei gruppi, innesca un’economia circolare che estende il ciclo di vita di abiti e accessori e contribuisce a ridurre i rifiuti al minimo.
Moda sostenibile
Lo shopping è un’attività divertente e gratificante, ma la mentalità sta cambiando: per 8 italiani su 10 vestire green è diventata una priorità. Quindi si è passati dalla quantità alla qualità degli abiti, privilegiando quelli confezionati con tessuti naturali.
Un’altra tendenza che si sta prendendo sempre più piede è il guardaroba capsula: pochi abiti ma tutti abbinabili tra loro. I capi da inserire nel guardaroba capsula hanno queste caratteristiche: ottima fattura, buoni tessuti e fuori dal trend del momento perché devono durare nel tempo.
Le tendenze di acquisto nella moda sono sempre più dettate da scelte sostenibili.
Una ricerca di mercato ha ottenuto questi dati:
l’83% delle persone cerca di indossare vestiti che ha già nell’armadio
il 68% vuole acquistare abiti sostenibili
il 51% preferisce acquistare vestiti vintage o usati
l’81% modifica gli abiti che non usa più per dargli una seconda vita
I consumatori oggi scelgono cosa indossare in modo più ponderato e vorrebbero (l’82%) che anche i grandi brand di moda riducano l’impatto ambientale. E in molti hanno ascoltato, un numero in crescita di grandi marche stanno portando avanti iniziative che riducono l’impatto ambientale. Alcuni nomi sono:
- Stella McCartney
- Patagonia
- Ocean
- Timberland
- Mara Hoffman
- Pangaia
- Nanushka
- Collina Strada
A chi piace la moda vintage?
Molti sono convinti che fare shopping al mercato sia una cosa da boomer o quasi. Forse lo era una volta, ma in realtà i veri appassionati di moda vintage appartengono alla generazione nata tra il 1993 e il 1998. La generazione Z e i millenials, oltre ad affermare che i costi non sono eccessivi, sostengono, a ragione, che è una scelta intelligente.
E’ considerato vintage quello che ha almeno 20 anni di vita, se hai nonne e zie è probabile che nei loro armadi ci sia qualcosa di ancora più vecchio, degli anni ‘60/’70. Abiti, accessori e oggetti di quegli anni hanno segnato a tal punto il costume e la cultura da essere considerati preziosi e inimitabili.
Una volta era difficile trovare abiti vintage, i negozi erano pochi, poi con internet sono apparsi i primi siti (nell’articolo Dove acquistare abiti second hand ci sono i link dei più noti), ma ora che anche al mercato si possono trovare tanti capi vintage, creare uno stile personale è molto più semplice.